Q.I Vedo

Q.I. VEDO è il format visivo di Quartiere Intelligente a cura di Adriana Rispoli.

Sfruttando le strategie del mainstream pubblicitario, artisti contemporanei nazionali e internazionali interpretano con il linguaggio video il tema dell’ecosostenibilità e del rapporto uomo-natura proiettando messaggi visivi su un muro monumentale trasformato in schermo permanente che insiste sulla storica scala Filangieri a Montesanto. 

Q.I.VEDO è un progetto d’arte pubblica che mira a coinvolgere un audience passeggero, variegato, in transito, con lo scopo ultimo di sensibilizzare alla bellezza e alla importanza dell’ambiente, partendo dalla riqualificazione del quartiere stesso. 

Q.I. VEDO gode del Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.

GLI ARTISTI COINVOLTI

Senza Titolo (studio per un ritratto), 2012

22 giugno – 5 luglio 2013

Il video documenta la relazione di un entomologo con alcune diverse specie di farfalle. I gesti e l’esperienza creano una narrazione a metà strada tra descriz­ione scientifica, linguaggio ludico e coreografia. Un dialogo silenzioso tra l’uomo e l’insetto simbolo della metamorfosi. Con riprese close up l’artista ci introduce in un flusso ipnotico, una danza equilibrata e rispettosa che diventa un inno alla bellezza ma anche alla caducità e alla fragilità.

Giovanni Giaretta è nato a Padova nel 1983; vive e lavora a Venezia. Laureato in Progettazione e Produzione delle Arti Visive allo IUAV, Giaretta ha preso parte a vari programmi di residenza presso la Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia, al Centre International d’Accueil et d’échange des Recollets, in Francia, e alla Dena Foundation for Contemporary Art, a Parigi e nel 2012 al Macro di Roma. I suoi lavori declinati con linguaggio video ed installativo  rispecchiano l’interesse verso nozioni e principi scientifici.

QiuTian, 2013

20 Settembre 2013

Qiu Tian di Moio&Sivelli inaugura la stagione visiva del Q.I. ed in particolare è un omaggio alla Settimana Europea della Mobilità Sostenibile.

Qiu Tian, (Autunno) è il video girato sulle tracce di un recente viaggio realizzato dagli artisti in Cina, paese che più di ogni altro oggi fa pensare alla velocità di trasformazione sociale, antropologica ed ambientale. I quattro frame affrontati, interamente girati con il solo utilizzo di cellulari, strumento icona della tecnologia contemporanea e del Made in China, ripercorrono empiricamente il tragitto da Pechino verso il Sud in macchina e in treno. Lo sguardo alienato dell’occidentale scorre con un ritmo vertiginoso da realtà urbane soffocate dalle polveri sottili al diradarsi dei segni della civiltà verso scenari naturali. I diaframmi dei vetri oscurati delle auto o dei cartelli pubblicitari che appaiono sugli autobus, insieme alla velocità dei mezzi di trasporto, impediscono la focalizzazione di dettagli, la contemplazione dei particolari.

Qiu Tian può essere letto come una cinica interpretazione delle abitudini e dei costumi del paese più popoloso al mondo. In maniera disincantata e sottile gli artisti ci trasferiscono il loro senso di confusione e la necessità di fermarsi a riflettere trascinati invece nella spirale ossessiva di un presunto progresso.

Luigi Moio (Napoli, 1975) e Luca Sivelli (Napoli, 1974) vivono e lavorano tra Napoli e Londra. Moio&Sivelli muovono la loro ricerca dalla creazione di situazioni borderline, al limite del paradosso, con l’utilizzo di filtri concettuali, come l’uso dell’ironia o del misunderstanding, e fisici mediante diaframmi materici quale il silicone steso sull’immagine fotografica e sul video. Moio&Sivelli hanno esposto in Italia e all’estero tra cui recentemente  a Shanghai nel Festival Internazionale della Televisione e alla Project Room del Museo Madre di Napoli con la personale Naked Lunch. Insegnano videoinstallazione ed elaborazione digitale dell’immagine all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Due opere permanenti sono installate presso la Stazione di Mergellina della Metropolitana di Napoli linea 6 (Timeless) e al Porto del Granatello di Portici (Genius Loci).

Homo Homini Lupus, 2011

20 dicembre 2013 – 20 gennaio 2014

In una desolata distesa dall’aspetto lunare, un branco di lupi si contende una bandiera come fosse l’unica fonte vitale, provocando una lotta dissennata e convulsa. Il feticcio centrale simbolo trasversale di identità e di potere viene eroso in pochi attimi dalla ferocia brutale delle fiere, allegoria ancestrale di un’umanità irrazionale e violenta. Rifacendosi dichiaratamente alle teorie di Hobbes secondo cui, a determinare le azioni dell’uomo sono soltanto l’istinto di sopravvivenze e sopraffazione, Berta restituisce un quadro spietato dell’Italia di oggi.

Filippo Berta (Bergamo, 1977) ha esposto tra gli altri al Museo Jonkopings Lans (Svezia, 2013), al museo di Pori (Finlandia), al Museo Civico di Brema (Germania, 2013), al Museo Madre di Napoli (2012). Ha partecipato alla IV Biennale di Thessaloniki (Grecia, 2013), alla III Biennale di Mosca – Young Art (Russia, 2012), Biennale di Praga V Edizione (Repubblica Ceca, 2011). Ha preso parte a residenze per artisti, come: Fondazione Ratti di Como (2012), Fondazione Spinola Banna, Torino (2009). 

ASH, 2010

24 maggio – 24 giugno 2014

Tema centrale della decennale ricerca dei MASBEDO attraverso la video arte è  la natura: una natura primitiva, primordiale, inospitale in duetto continuo con l’uomo. Se la grammatica estetica, onirica e raffinata, accompagna la visione in un’atmosfera sospesa, il linguaggio narrativo alla base dei lavori ci introduce in un’indagine reale in cui la solitudine dell’uomo, amplificata da un umanesimo tecnologico, sembra essere l’inesorabile risultato. ASH, opera con cui i MASBEDO si sono aggiudicati il Premio Cairo nel 2010, è un’installazione a due canali girata in Islanda durante l’eruzione del vulcano Eyafjallajokull che nel 2010 fermò i cieli del mondo. Contrapposte nelle immagini, la sublime potenza del vulcano e la struggente impotenza dell’uomo che da attonito osservatore incarna il senso di incomunicabilità di oggi. Partendo da uno sconvolgente episodio di cronaca ASH è una manifesto del potere e del fascino della natura che si ribella ai capricci materiali dell’uomo costretto a rifugiarsi nella speranza e nella preghiera.

MASBEDO è un duo artistico basato a Milano composto da Nicolò Massazza (1973, Milano) e Jacopo Bedogni (1970, Sarzana). Il linguaggio privilegiato della video arte è frutto di un percorso artistico multidisciplinare e  trasversale che li vede partecipi in differenti collaborazioni artistiche con scrittori, musicisti, attori di cinema e teatro tra cui Michel Houellebecq, Marlene Kuntz, Juliette Binoche etc… I loro lavori sono stati esposti in numerosi musei e festival italiani ed internazionali tra cui Leopold Museum di Vienna, il Castello di Rivoli di Torino, RomaEuropaFestival, Padiglione Italia 53°Biennale di Venezia e sono in importanti collezioni tra cui GAM di Torino, MACRO di Roma, DA2 Museo di Arte Contemporanea di Salamanca, CAAM Centro Atlantico di Arte Moderna di Las Palmas, Junta de Andalucia, Tel Aviv Art Museum.

Instaurando un ideale quanto terrifico dialogo tra i due vulcani, i MASBEDO con ASH sono alla loro prima presenza a Napoli.

Blue, 2014

25 luglio – 7 agosto 2014

Il lavoro di Maria Adele Del Vecchio incrocia la tensione estetica a quella relazionale caratterizzandosi attraverso la produzione di opere che possono sia essere “azioni” sul territorio – come la performance “Qui sembra ancora possibile”, avvenuta nel 2011 nel Parco del Pineto di Roma – che oggetti o progetti in cui utilizza un linguaggio spesso simbolico che lascia trasparire l’eco di un autobiografismo e di un costante interrogarsi e interrogare i segni della realtà. In entrambi i casi, palesemente o velatamente, l’opera chiede allo spettatore di “prendere posizione”, di farsi coinvolgere, di iniziare un percorso di crescita della propria coscienza e consapevolezza.

L’opera, realizzata ad hoc per il Quartiere Intelligente, è una manifesto visivo, un’immagine appartenente fissa che ribalta lo spazio della città portando il mare nel centro storico e soprattutto gemellando due aree urbane accomunate da un vuoto lasciato dall’uomo: l’area di Montesanto, ed in particolare quella dove sorge il Q.I., e quella di Bagnoli che ancora soffrono dell’immobilismo delle autorità. Lontano da una facile polemica politica, Blue – aggettivo che in inglese oltre a riferirsi al colore qualifica la sensazione di depressione – è piuttosto un malinconico saluto dell’artista all’estate e alla città di Napoli, una tautologia, cioè un’affermazione vera perché veri sono gli elementi che la compongono, che sincronizza temporalmente  il centro storico con l’area  post industriale.

Maria Adele Del Vecchio (1976, Caserta), vive e lavora a Roma. Ha frequentato nel 2005/06 la Staedelschule di Francoforte, e nel 2003 la Fondazione Antonio Ratti di Como. Tra le ultime mostre personali ricordiamo  Tonite let’s all make love in London, Supportico Lopez, Berlino, 2014, Qui sembra ancora possibile, a cura di Maria Rosa Sossai, Parco del Pineto, Roma, 2011, No end is limited, a cura di Stefania Palumbo, Galleria Enrico Fornello, Prato  2008; tra le collettive: Viaggio al termine della parola, a cura di Antonello Tolve, Galleria Tiziana Di Caro, Salerno, Se il dubbio nello spazio è dello spazio, a cura di Maria Adele Del Vecchio e Nemanja Cvijanovic, Museo MACRO, Roma, 2014, Die Dritte Dimension, Frutta Gallery, Roma, 2013.

Cosmic Dance Animated Paintings, 2014

Music by Heather Nova

​​20 dicembre 2014 – 11 gennaio 2015 

Il lavoro di Alberto Di Fabio trae ispirazione dal cosmo e dagli elementi che compongono il mondo della natura. La sua pittura indaga le reazioni chimiche, le fusioni minerarie, gli atomi, il DNA, il sistema neuronale, ingrandendoli come sotto un microscopio. Queste forme spesso geometriche girano e vibrano sulle sue tele in colori brillanti e puri, creando contrasti e scale armoniche, variazioni tonali e accostamenti sorprendenti. Nelle sue tele si fondono macro e microcosmi uniti fra loro in una pittura che seppur astratta presenta elementi reali.

Cosmic Dance Animated Paintings è il primo esperimento video di Alberto Di Fabio nato dalla volontà di aggiungere alla sua pittura la quarta dimensione, di “vivere il sogno della cinematografia, diventando scenografia della mente, paesaggi mentali per una elevazione dello spirito” (Alberto Di Fabio).

La ricerca del tempo e del movimento sempre presenti nella sua poetica diventa esplicita, evocando nello spettatore visioni cinetiche extrasensoriali volte ad assecondare un viaggio onirico e a raggiungere un’elevazione spirituale. Il movimento delle cellule, gli impulsi mandati dai neuroni, i raggi di fotoni sono guidati dalla voce della cantante Heather Nova: le animazioni originariamente create per accompagnare l’esibizione della cantautrice nel suo tour europeo sono state tradotte in una video installazione di 8 minuti.

Alberto Di Fabio è nato a Avezzano nel 1966. Vive e lavora tra Roma e New York. Tra le sue mostre personali più recenti ricordiamo Paesaggi della mente, a cura di L.Cherubini e E.Viola, Castelbasso, Teramo, Alberto Di Fabio per Sant’Elmo – Galassie sul castello, a cura di Angela Tecce e Pier Paolo Pancotto, Castel Sant’Elmo, Napoli, Alberto Di Fabio Gagosian Gallery, Geneva, Realtà parallele, GNAM, Roma, Gardens of the mind, Galleria Umberto Di Marino, Napoli.

Urformen, 2014

Courtesy The Gallery Apart, Roma

25 Aprile – 16 maggio 2015

Urformen – letteralmente gli archetipi / le forme originarie – è un  cammeo che l’artista  dedica al maestro della fotografia tedesca Karl Blossfeldt (1865 – 1939) il quale sosteneva nelle sue lezioni di “scultura” che le piante devono essere valutate come strutture totalmente artistiche ed architettoniche.  Con un elementare sequenza di close up la Perilli traduce in video il principio secondo cui in natura esistono già tutte le forme scultoree. La natura è dunque l’archetipo dell’arte. La nitidezza dei dettagli, la perfezione delle forme e la saturazione dei colori instaurano un ambiguo cortocircuito tra naturale e artificiale, tra ordinario e straordinario. Una  tensione tra cultura e natura giocata sensorialmente: lo sguardo ravvicinato dilata la percezione degli archetipi e proietta un senso di costruzione e di artificio formale (LP).

La ricerca di Luana Perilli (Roma 1982) è incentrata sul rapporto tra natura e cultura. Attraverso diversi media tende a rintracciare il collegamento tra universo naturale e mondo artefatto sia nell’indagine sugli animali eusociali, quali le formiche, e sulle relazioni dei loro modelli comunitari con le società umane, sia nell’ultima produzione di sculture in ceramica dalle forme organiche concepite come opere abitabili e funzionali. Tra le mostre ricordiamo Janela, New Goa Museum, Kochi, India, All for One , Medium Galerie, Bratislava, SK Inter­nat­u­ral­ità, PAV Torino, RE-generation MACRO, Roma; Patria Interiore, Golden thread Gallery, Belfast, Pre­mio Fon­dazione VAF  Stadt­ga­lerie Kiel, An inti­mate story, Cotro­neo Col­lec­tion, MAMM  Mosca; Pre­mio Cairo, Palazzo della Per­ma­nente, Milano. Ha inoltre parte­ci­pato alle res­i­denze Pan Stu­dios Pro­gram, Napoli (super­vi­sor Daniel Buren),  Art Omi Grant della Dena Foun­da­tion a New York, Cité Inter­na­tionale des Arts, di Incon­tri Inter­nazion­ali D’Arte, Parigi.

Monument, 2015

Monument è un documentario poetico-sperimentale composto da una serie di nove ritratti di imponenti memoriali di cemento antifascisti commissionati dalla Ex Jugoslavia. Duratne la guerra degli anni ’90 nei Balcani questi “guardiani della storia”, costruiti per onorare le vittime della II Guerra Mondiale, sono stati in parte distrutti perché percepiti come meri monoliti di un’ideologia comunista superata. Il tentativo di cancellare queste costruzioni è alla base di questo lavoro che punta dunque a rileggerne nella storia l’eco della questioni politiche nei Balcani. L’artista sottolinea l’inaspettata fragilità di queste strutture monumentali riprendendole in uno scenario naturale di passaggio, di cambio stagionale, evidenziando metaforicamente anche il ruolo e la ciclicità della natura che è stata testimone di una serie di traumi e di cambiamenti radicali. In una atmosfera quasi spirituale l’artista lascia che i monumenti si raccontino da soli innescando allo stesso tempo un interrogativo sul valore ed il senso del monumento oggi.

Igor Grubić (Croazia 1969) è noto per il suo attivismo politico e morale e per le sue operazioni negli spazi pubblici, spesso nati in una atmosfera misteriosa di anonimato, che mirano a generare nuovi significati come la serie  366 Liberation Rituals (2008) o Angel with dirty faces (2006). Attivo dagli anni 90 il suo lavoro include performance, fotografia e video e dal 2000 inizia a lavorare anche come produttore. I suoi lavori sono stati esposti in numerose rassegne ed istituzioni internazionali tra cui Manifesta 4, Francoforte; Tirana Biennale 2; 50.October Salon Belgrade; 11. Istanbul Biennial; Manifesta 9, Genk, Gwangju Biennale 20th; ‘Zero Tolerance’, Moma PS1, New York, Palais de Tokyo, Parigi. In Italia tra le altre ha partecipato a Present Future ad Artissima nel 2001 e alle mostre Il Piedistallo vuoto e Gradi di Libertà rispettivamente al Museo Civico Archeologico e al Mambo di Bologna in 2014 and 2015. Lavora con la galleria La Veronica di Modica.

Il progetto è realizzato in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica di Croazia a Roma, l’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, con il sostegno del Ministero della Cultura della Repubblica di Croazia, con il Patrocinio dell’MSU di Zagabria e il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.

Supernatural, 2010

realizzato in collaborazione con Bianco-Valente

musiche di Clap Rules

Courtesy Galleria Umberto Di Marino, Napoli

Supernatural è ironicamente concepito come un spot pubblicitario per un’improbabile sala da bagno di lusso creata per “soddisfare le esigenze di una vita nomade”. Traendo spunto dalle sue indagini nel sociale, Tibaldi crea realmente Supernatural ispirandosi alla vita dei campi rom, in cui non esiste acqua corrente, e ibrida naturale ed artificiale, realtà e finzione, e, come spesso nei suoi lavori, arte, architettura e design. Il paradosso dell’installazione si riverbera e ribadisce nel video in cui le riprese ammiccanti e con uno stile tipicamente commerciale sono accompagnate da una metallica voce narrante di chiara origine straniera insieme ad sound  minimale che contribuisce a trasportare l’immaginario dello spettatore in un ambiente ultraterreno. Questo lavoro, pur non essendo tra i suoi media abituali, contiene in nuce gli aspetti distintivi del modus operandi dell’artista come lo studio della “architettura abitativa minima”, il confine sottile tra legalità e illegalità, tra sfera pubblica e privata. 

Eugenio Tibaldi (Alba, 1977) vive tra Napoli e Torino. Noto a livello internazionale per la sua ricerca a cavallo tra arte, urbanistica e architettura Eugenio Tibaldi è considerato tra gli artisti italiani più affermati della sua generazione. Utilizzando tecniche miste, l’artista registra i mutamenti della realtà, le sue stratificazioni estetiche dell’abitare in cui spesso l’intervento dell’uomo diventa una strategia di sopravvivenza. Tra le principali mostre ricordiamo: Second Chance, Museo MEF, Torino, e Capri B&B-Behind and Beyond (con Raffaela Mariniello) Certosa di San Giacomo, Capri, nel 2016, Questioni di Appartenenza, progetto speciale Museo Madre, nel 2015, Red Verona, Studio la Città, Verona, nel 2014, Archeologia Contemporanea _02, Museo Archeologico Statale di Ascoli Piceno, Bubo, Galleria Umberto di Marino Arte Contemporanea di Napoli,  nel 2013, Transit – 4, State Museum of Contemporary Art, Salonicco nel 2011- Project Room Museo MADRE Napoli.

 

Natura Morta, 1998

Natura Morta è un rivisitazione di un lavoro di Raffaela Mariniello del 1998. Alla stregua dei suoi iconici scatti  sulla dismissione e sul degrado della quotidianità, queste immagini traggono spunto dalla assimilazione della realtà e dei suoi scarti a “fossili” contemporanei. La decomposizione propria della materia organica è associata alla immortalità del packaging che appartiene ormai al nostro immaginario collettivo. Con un’amara riflessione su una società consumistica, il cibo e il suo contenitore assurgono a simboli del nostro presente.

Talk con Helga Sanità, antropologa

Il cibo raccontato dagli artisti

Presentazione del progetto MedEatResearch

Centro di Ricerche Sociali sulla Dieta Mediterranea diretto da Marino Niola – Laboratorio attivo presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa.

Proiezione delle interviste 

L’appetito vien guardando con Mimmo Jodice

La Natura delle cose con Antonio Biasiucci 

Storie di Vita con Riccardo Dalisi